Il 26 novembre 1994, Alberto Savi, agente scelto presso il Commissariato di Rimini, fu arrestato nell'ambito dell'operazione che portò alla cattura dei membri della Banda della Uno Bianca. Alberto era il fratello di Roberto e Fabio Savi, già identificati come i principali responsabili della banda.
L'arresto di Alberto Savi avvenne pochi giorni dopo quello di Roberto e Fabio Savi. Le indagini avevano rivelato il suo coinvolgimento diretto nelle attività criminali della banda, in particolare nelle rapine e negli omicidi. La sua posizione all'interno della polizia gli permetteva di accedere a informazioni riservate, facilitando le operazioni del gruppo.
Alberto Savi era considerato un esecutore materiale di numerosi crimini, tra cui agguati contro le forze dell’ordine e assalti armati. La banda operava con una violenza sproporzionata rispetto ai bottini ottenuti, seminando il terrore tra Emilia-Romagna e Marche.
Dopo l'arresto, Alberto Savi fu processato insieme agli altri membri della banda. Il procedimento si svolse nelle Corti d'Assise di Pesaro, Bologna e Rimini, con una sentenza definitiva di ergastolo per lui e i suoi fratelli. Durante il processo, Alberto dichiarò di non aver avuto un ruolo decisionale, ma le prove raccolte dimostrarono il contrario.
Negli anni successivi, Alberto Savi ha ottenuto permessi premio, usufruendo di misure alternative alla detenzione. Questo ha suscitato polemiche tra i familiari delle vittime, che continuano a chiedere verità e giustizia.