Il 23 dicembre 1990, la Banda della Uno Bianca compì uno degli attacchi più efferati della sua lunga scia di sangue: l'assalto al campo nomadi di via Gobetti, alla periferia di Bologna. L'azione fu brutale e mirata, con l'uccisione di Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina, e il ferimento grave di Sara Bellinati, una bambina di sei anni, e Lerje Lluckaci, una donna di 34 anni.
Secondo le ricostruzioni, gli assalitori giunsero al campo a bordo di due auto, una Fiat Uno bianca e una Lancia Y10. Dalle vetture scesero due uomini a volto scoperto, armati di pistola e mitra, che aprirono il fuoco senza preavviso. Furono esplosi tra otto e quindici colpi, quattro dei quali colpirono mortalmente Patrizia Della Santina, mentre Rodolfo Bellinati fu ucciso da un colpo di mitra.
Alcuni testimoni riferirono di aver visto un uomo con un giubbotto aggirarsi nel campo poco prima dell'arrivo delle auto. Pochi giorni dopo l'attacco, una residente del campo fu convocata in Questura e riconobbe tra i poliziotti presenti Roberto Savi, uno dei membri della banda. Tuttavia, la sua testimonianza non fu presa in considerazione.
L'assalto al campo nomadi suscitò indignazione, ma anche un preoccupante silenzio istituzionale. Ai funerali delle vittime parteciparono poche centinaia di persone, evidenziando una diffusa indifferenza sociale. La prima commemorazione ufficiale si tenne un anno dopo, con il titolo "Per non dimenticare", ma la memoria dell'evento rimase per anni marginale