OMICIDIO A GEMONA DEL FRIULI: LA CONFESSIONE DI LORENA VENIER SCUOTE L’ITALIA
16:26 - 01 Agosto 2025 - Gemona del Friuli
Un delitto di rara efferatezza ha sconvolto la tranquilla cittadina friulana, dove Lorena Venier, 61 anni, stimata infermiera caposala, ha confessato l’omicidio del figlio Alessandro Venier, 35 anni, trovato smembrato e occultato in un bidone nella cantina di casa. A rendere ancora più inquietante la vicenda, il coinvolgimento della compagna della vittima, Marylin Castro Monsalvo, 30 anni, madre della loro bambina di sei mesi.
Durante l’interrogatorio davanti al sostituto procuratore Giorgio Milillo, Lorena ha ammesso le proprie responsabilità: “Sono stata io e so che ciò che ho fatto è mostruoso”. Il suo legale, Giovanni De Nardo, ha confermato la piena confessione, sottolineando lo stato emotivo della donna, visibilmente scossa e consapevole della gravità del gesto.
La famiglia viveva in una villetta a Gemona, dove Alessandro, disoccupato e con precedenti comportamenti violenti e abuso di alcol, era mantenuto dalla madre. Marylin, di origini colombiane, soffriva di depressione post partum e aveva in casa farmaci sedativi. Le tensioni domestiche erano crescenti, e secondo le prime ricostruzioni, il delitto sarebbe scaturito da una lite degenerata, forse per motivi futili come la cena non preparata.
Il corpo di Alessandro è stato smembrato in tre parti con un’ascia e nascosto in un bidone ricoperto di calce viva, probabilmente per accelerare la decomposizione e mascherare l’odore. Le due donne hanno chiamato il 112 e si sono autoaccusate, collaborando con gli inquirenti. L’autopsia chiarirà le modalità esatte dell’uccisione.
Lorena e Marylin sono attualmente detenute nel carcere Coroneo di Trieste, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto, prevista per lunedì 4 agosto. L’interrogatorio di Marylin è stato rinviato per motivi di salute. La figlia della coppia è stata affidata ai servizi sociali.
La comunità di Gemona è sotto shock. Lorena era considerata una donna affabile e professionale, descritta dai vicini come “gentile e premurosa”. Il caso ha aperto un dibattito sul disagio familiare, la salute mentale e le dinamiche di violenza domestica che spesso restano invisibili fino al tragico epilogo.