16:50 1° Agosto 2025 Un tranquillo angolo di Friuli Venezia Giulia si è trasformato nel teatro di uno dei delitti più efferati degli ultimi anni. Il protagonista della tragedia è Alessandro Venier, 35 anni, trovato smembrato in un bidone ricoperto di calce viva nella sua villetta di Taboga. Accusate dell’omicidio: la sua compagna, Marylin Castro Monsalvo, e la madre dello stesso Alessandro, Lorena Venier.
Originaria della Colombia, Marylin ha 30 anni ed è madre di una bambina di sei mesi, ora affidata ai servizi sociali. L’incontro con Alessandro era avvenuto durante un viaggio turistico in Sud America, da cui era sbocciata una relazione culminata nel trasferimento in Italia. Vivevano insieme a Lorena, con cui Marylin aveva instaurato un rapporto quasi filiale.
Disoccupata e probabilmente affetta da depressione post-partum, Marylin si trovava in un contesto di fragilità emotiva e isolamento. Una condizione che potrebbe aver influito sull’esito drammatico di un rapporto già segnato da tensioni.
Il 25 luglio, i carabinieri si sono recati presso l’abitazione a seguito di una segnalazione. Le due donne hanno confessato subito il delitto, indicando il luogo dell’occultamento del corpo. L’arma utilizzata è presumibilmente un’ascia, con cui il corpo di Alessandro sarebbe stato smembrato prima della collocazione nel bidone.La dinamica è ancora al vaglio degli inquirenti, ma emergono elementi disturbanti, tra cui un possibile movente legato a gelosie familiari, dipendenze emotive e conflitti domestici. Non è ancora chiaro se Marylin abbia avuto un ruolo diretto nell’esecuzione del delitto o se si sia limitata a fornire copertura morale e materiale.
Marylin è attualmente detenuta presso il carcere femminile di Trieste, mentre l’udienza di convalida dell’arresto è fissata per il 4 agosto. Il suo interrogatorio formale è stato rinviato per motivi di salute, lasciando molti interrogativi sul suo stato psicologico e sulla reale responsabilità.Gli inquirenti stanno ricostruendo con precisione la cronologia degli eventi, interrogando vicini e conoscenti, e analizzando i dispositivi elettronici in cerca di prove.
Un delitto che sconcerta non solo per la sua crudeltà, ma per l’intreccio intimo e psicologico che lo ha generato. Nel frattempo, il paese resta scosso, tra domande senza risposta e un dolore che fatica a trovare spazio per la comprensione.