Ecco un approfondimento sul caso dell’aggressione a Vasile Frumuzache nel carcere di Prato, con una ricostruzione dettagliata dei fatti, delle responsabilità e delle implicazioni istituzionali:
10:22-28/06/25 Prato, 6 giugno 2025 – Un episodio di violenza estrema ha scosso il carcere “La Dogaia” di Prato, dove il detenuto Vasile Frumuzache, 32 anni, reo confesso dei femminicidi di Ana Maria Andrei e Denisa Maria Adas, è stato gravemente ustionato da un altro recluso. L’aggressione è avvenuta poche ore dopo il suo ingresso nella struttura penitenziaria, nonostante le direttive della procura che imponevano misure di protezione rafforzata.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, un altro detenuto – parente di una delle vittime – ha potuto avvicinarsi indisturbato a Frumuzache e gli ha versato addosso un pentolino di olio bollente mescolato con zucchero, colpendolo al volto e agli arti. L’aggressione ha causato ustioni di primo e secondo grado, con una prognosi iniziale di 15 giorni. Frumuzache è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Santo Stefano di Prato e successivamente posto in isolamento protettivo.
La Procura di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, ha aperto un’inchiesta per accertare le responsabilità dell’accaduto. Sono stati iscritti nel registro degli indagati tre agenti penitenziari:
I reati ipotizzati sono rifiuto di atti d’ufficio e lesioni colpose. Secondo l’accusa, gli agenti non avrebbero applicato le direttive impartite dalla procura per garantire la sicurezza del detenuto, permettendo così all’aggressore di agire “del tutto indisturbato”.
L’episodio si inserisce in un contesto già critico: nello stesso periodo, nel carcere di Prato è stata avviata una vasta operazione di controllo contro l’introduzione di telefoni cellulari e droga nei reparti di Alta e Media Sicurezza, dove sono detenuti anche soggetti coinvolti in reati mafiosi.Il procuratore Tescaroli ha definito l’aggressione “di particolare gravità”, sottolineando che “non si è riusciti ad assicurare il richiesto controllo e protezione nei confronti di Frumuzache, poche ore dopo il suo ingresso in carcere”.
Il caso solleva interrogativi profondi sul bilanciamento tra giustizia e diritti umani. Anche chi ha commesso crimini efferati ha diritto a essere protetto da violenze e trattato con dignità, come previsto dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali. La mancata tutela di Frumuzache rappresenta un fallimento non solo operativo, ma anche etico e istituzionale.