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Vasile Frumuzache, è stato gravemente ustionato con olio bollente da un altro recluso

Ecco un approfondimento sul caso dell’aggressione a Vasile Frumuzache nel carcere di Prato, con una ricostruzione dettagliata dei fatti, delle responsabilità e delle implicazioni istituzionali:



🔥 Aggredito con olio bollente in carcere: il caso Frumuzache e le falle nella sicurezza

10:22-28/06/25  Prato, 6 giugno 2025 – Un episodio di violenza estrema ha scosso il carcere “La Dogaia” di Prato, dove il detenuto Vasile Frumuzache, 32 anni, reo confesso dei femminicidi di Ana Maria Andrei e Denisa Maria Adas, è stato gravemente ustionato da un altro recluso. L’aggressione è avvenuta poche ore dopo il suo ingresso nella struttura penitenziaria, nonostante le direttive della procura che imponevano misure di protezione rafforzata.

🕒 La dinamica dell’aggressione

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, un altro detenuto – parente di una delle vittime – ha potuto avvicinarsi indisturbato a Frumuzache e gli ha versato addosso un pentolino di olio bollente mescolato con zucchero, colpendolo al volto e agli arti. L’aggressione ha causato ustioni di primo e secondo grado, con una prognosi iniziale di 15 giorni. Frumuzache è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Santo Stefano di Prato e successivamente posto in isolamento protettivo.

⚖️ Le indagini e gli agenti indagati

La Procura di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, ha aperto un’inchiesta per accertare le responsabilità dell’accaduto. Sono stati iscritti nel registro degli indagati tre agenti penitenziari:

  • un 24enne originario di Caserta,
  • un 40enne di Belvedere Marittimo (Cosenza),
  • un 45enne di Napoli.

I reati ipotizzati sono rifiuto di atti d’ufficio e lesioni colpose. Secondo l’accusa, gli agenti non avrebbero applicato le direttive impartite dalla procura per garantire la sicurezza del detenuto, permettendo così all’aggressore di agire “del tutto indisturbato”.

🏛️ Un carcere sotto pressione

L’episodio si inserisce in un contesto già critico: nello stesso periodo, nel carcere di Prato è stata avviata una vasta operazione di controllo contro l’introduzione di telefoni cellulari e droga nei reparti di Alta e Media Sicurezza, dove sono detenuti anche soggetti coinvolti in reati mafiosi.Il procuratore Tescaroli ha definito l’aggressione “di particolare gravità”, sottolineando che “non si è riusciti ad assicurare il richiesto controllo e protezione nei confronti di Frumuzache, poche ore dopo il suo ingresso in carcere”.

🧭 Diritti e doveri: il nodo etico

Il caso solleva interrogativi profondi sul bilanciamento tra giustizia e diritti umani. Anche chi ha commesso crimini efferati ha diritto a essere protetto da violenze e trattato con dignità, come previsto dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali. La mancata tutela di Frumuzache rappresenta un fallimento non solo operativo, ma anche etico e istituzionale.




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