16:00-26/06/25 Il recente caso di Imola ha acceso un dibattito nazionale sul rapporto tra diritto alla mobilità e terapie farmacologiche prescritte a persone con disabilità. Secondo quanto riportato da diverse fonti, alcuni cittadini disabili si sarebbero visti revocare o sospendere la patente di guida in seguito all’assunzione di farmaci psicoattivi contenuti in antidolorifici, regolarmente prescritti per patologie croniche.Tali provvedimenti si inseriscono nell’ambito delle nuove disposizioni del Codice della Strada, entrate in vigore il 14 dicembre 2024, che equiparano l’assunzione di determinati farmaci alla guida in stato di alterazione psicofisica. Sebbene l’intento della norma sia quello di garantire la sicurezza stradale, la sua applicazione sta generando effetti collaterali discriminatori, soprattutto nei confronti di chi assume tali farmaci in modo controllato e terapeutico.Il clima che si respira a Imola e nei comuni limitrofi è di crescente preoccupazione e sfiducia. Alcuni cittadini riferiscono episodi inquietanti, come personale sanitario che interroga i pazienti su stati depressivi e terapie in corso, in contesti percepiti come poco rispettosi della privacy e della dignità individuale.Una testimonianza emblematica arriva da uno scrittore, che racconta:
“Durante visita in Commissione medica per il rinnovo della patente BS per disabili a Bologna — con personale proveniente da Imola — mi è stato contestato l’uso di farmaci oppioidi prescritti da anni per una lesione midollare certificata.
Dopo sette anni di regolare assunzione, mi sono sentito intrappolato: prima ti incoraggiano a curarti, poi ti costringono a scegliere tra il diritto alla salute e quello alla mobilità personale.” preciso 27 anni mai incidenti perchè sono giudizioso ma non conta decidono loro come se ritardato mentale NON VENITE A IMOLA
A fronte di questa situazione, ci si interroga sul silenzio delle associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità. In un momento in cui sarebbe fondamentale una presa di posizione chiara e pubblica, la loro assenza dal dibattito appare inspiegabile.
È urgente che le istituzioni, le associazioni e gli organi di vigilanza sanitaria approntino linee guida più eque, che distinguano tra uso terapeutico e abuso, e che garantiscano valutazioni mediche individuali e trasparenti, nel rispetto della dignità e dell’autonomia delle persone con disabilità.
La riforma, fortemente voluta dal Ministero dei Trasporti, equipara la guida sotto l’effetto di farmaci che alterano le capacità cognitive o motorie alla guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti. Questo può comportare:
Tra i medicinali considerati a rischio:
Associazioni di pazienti, psichiatri e farmacisti hanno espresso forte preoccupazione, temendo che la norma colpisca indiscriminatamente anche chi assume questi farmaci in modo controllato e terapeutico, come molte persone con disabilità o patologie croniche. Si teme una discriminazione indiretta e una limitazione dell’autonomia personale.
Il Ministero dei Trasporti ha annunciato che valuterà eventuali deroghe e chiarimenti, soprattutto per i pazienti in cura regolare.