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Laura Santi sceglie il suicidio assistito: “Ricordatemi”

11:05 - Perugia, 21 luglio 2025  Laura Santi sceglie il suicidio assistito: “Ricordatemi”La giornalista e attivista 

Laura Santi, 50 anni, è morta il 21 luglio 2025 nella sua abitazione di Perugia, dopo essersi auto-somministrata un farmaco letale. Affetta da una forma avanzata e progressiva di sclerosi multipla, Santi ha compiuto il gesto finale accompagnata dal marito Stefano, che le è stato accanto fino all’ultimo istante. La notizia è stata diffusa dall’Associazione Luca Coscioni, di cui era consigliera e attivista.


🧬 Una battaglia lunga e dolorosaLa decisione di Laura è arrivata al termine di un iter giudiziario e sanitario durato oltre tre anni. Dopo due denunce, diffide, ricorsi e reclami contro la ASL Umbria 1, solo nel novembre 2024 ha ottenuto la relazione medica che attestava i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. A giugno 2025 è arrivata la conferma del protocollo farmacologico da parte del comitato etico e del collegio medico.Il personale medico e infermieristico che ha assistito Laura nella procedura è stato attivato su base volontaria, come previsto dalla normativa vigente.


📜 Le sue parole: un testamento moraleLaura ha lasciato una lettera struggente, affidata all’Associazione Coscioni, in cui scrive:

“Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. Mi porto di là sorrisi, bellezza, e vi prego: ricordatemi.”

E ancora:

“Non vi stancate mai di combattere. Anche quando le battaglie sembrano invincibili.”


🎗️ Un simbolo del diritto al fine vitaLa sua morte riaccende il dibattito sul suicidio medicalmente assistito in Italia, ancora privo di una legge organica. Laura Santi si unisce ai nomi di Piergiorgio Welby, Dj Fabo, Eluana Englaro e Federico Carboni, protagonisti di battaglie civili per il diritto all’autodeterminazione nel fine vita.

📌 Conclusione Laura Santi ha scelto di morire con dignità, dopo aver vissuto con coraggio e lucidità una malattia devastante. La sua voce, le sue parole e il suo impegno restano un’eredità morale per chi continua a lottare per il riconoscimento dei diritti fondamentali.



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