17:50-24/06/25 La tragedia avvenuta all’ospedale di Imperia, dove un neonato è morto durante il parto, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e sollevato interrogativi sulla sicurezza nei punti nascita italiani. La madre, una giovane donna di 26 anni in buona salute, era giunta in sala parto al termine di una gravidanza definita regolare. Nulla lasciava presagire un esito così drammatico.
Il parto è stato seguito da un medico “gettonista”, ovvero un professionista esterno assunto temporaneamente per sopperire alla cronica carenza di personale.
Al momento della nascita, il piccolo è venuto al mondo privo di battito cardiaco, nonostante i tentativi di rianimazione da parte dell’équipe sanitaria. I sanitari parlano di un “incidente acuto”, un evento improvviso e imprevedibile, ma la famiglia chiede chiarezza.
La Procura di Imperia ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, iscrivendo sei operatori sanitari (tra medici e infermieri) nel registro degli indagati. Si tratta, come precisano le autorità, di un atto dovuto per consentire lo svolgimento degli accertamenti tecnici. Parallelamente, l’ASL 1 Imperiese ha avviato un’indagine interna per ricostruire l’intera catena degli eventi.
È stata disposta l’autopsia sul corpo del neonato, affidata a due esperti dell’Istituto Gaslini di Genova. Particolare attenzione sarà rivolta:
Questo episodio riaccende il dibattito sull’uso dei medici a gettone, spesso chiamati a coprire turni in reparti delicatissimi come Ostetricia e Ginecologia. La carenza di personale strutturato, soprattutto nei piccoli ospedali, costringe molte ASL a ricorrere a professionisti esterni, con il rischio di discontinuità assistenziale e mancanza di conoscenza del contesto clinico.