14:50-24/06/25 La vicenda dell’omicidio di Alessandro Coatti, biologo molecolare italiano di 38 anni, si configura come uno dei casi più inquietanti e complessi degli ultimi anni, sia per la brutalità del delitto che per le dinamiche transnazionali che ne hanno caratterizzato l’indagine.
Coatti era stato ucciso il 6 aprile 2025 a Santa Marta, in Colombia, dove si trovava per una breve vacanza. Il suo corpo, smembrato e occultato in diverse valigie, è stato ritrovato solo dopo giorni di ricerche. Dopo 78 giorni di attesa, la salma è finalmente rientrata in Italia il 23 giugno, accolta a Ravenna, sua città d’origine. Prima della sepoltura, il corpo sarà trasferito a Roma per una seconda autopsia, disposta dalla Procura e affidata al medico legale Dario Raniero, con la possibilità per la famiglia di nominare consulenti di parte.
Le autorità colombiane, in collaborazione con i carabinieri del ROS e la Procura di Roma, hanno arrestato quattro giovani tra i 20 e i 25 anni:
Secondo gli inquirenti, i quattro farebbero parte di una banda criminale specializzata in rapine ed estorsioni, che adescava turisti stranieri tramite app di incontri come Grindr. Coatti sarebbe stato attirato con la scusa di una gita nella Sierra Nevada, drogato, derubato e infine ucciso con oggetti contundenti. Il corpo sarebbe stato smembrato post mortem per ostacolare le indagini.
Determinante è stato l’uso del reagente Blue Star, che ha permesso di rilevare tracce di sangue nella casa dove si presume sia avvenuto il delitto. Sono state eseguite 11 perquisizioni e sequestrati tre telefoni cellulari, uno dei quali appartenente alla vittima. L’analisi dei dati contenuti nei dispositivi è in corso per ricostruire gli spostamenti e le comunicazioni precedenti all’omicidio.
L’ipotesi principale resta quella di una rapina degenerata, ma non si esclude un movente legato all’omofobia, dato il contesto in cui Coatti è stato adescato. Le autorità italiane hanno aperto un fascicolo contro ignoti, mentre in Colombia le indagini proseguono per accertare eventuali complicità ulteriori e verificare se la banda abbia colpito anche altre vittime.
Fondamentale è stato l’impegno della madre di Coatti, che ha seguito ogni fase dell’inchiesta e ha sollecitato l’intervento delle autorità italiane. La cooperazione tra la magistratura italiana e quella colombiana ha permesso di accelerare le indagini e ottenere i primi risultati concreti. La famiglia, pur devastata dal dolore, ha chiesto giustizia e trasparenza, lamentando una comunicazione istituzionale frammentaria e tardiva.