11:34-11/07/25 L’11 luglio 2025 si è spento a Roma, all’età di 88 anni, Goffredo Fofi, saggista, critico cinematografico e letterario, editore e intellettuale militante. Figura centrale nel panorama culturale italiano del secondo Novecento, Fofi ha incarnato una visione della cultura come strumento di giustizia sociale, resistenza civile e impegno etico.
📚 Una vita dedicata all’impegno culturale e sociale
- Nato a Gubbio il 15 aprile 1937, cresce in una famiglia umile ma ricca di libri.
- A 18 anni si trasferisce in Sicilia per collaborare con Danilo Dolci, pacifista e attivista, nella lotta contro la mafia e la disoccupazione.
- Negli anni ’60 si stabilisce a Parigi, dove lavora per la rivista Positif, prima di tornare in Italia e fondare i Quaderni Piacentini, rivista simbolo della sinistra eterodossa.
🎬 Critico e scopritore di talenti
- Fofi ha contribuito alla rivalutazione di Totò, pubblicando nel 1968 con Franca Faldini il saggio Totò. L’uomo e la maschera.
- Ha sostenuto registi e scrittori emergenti, spesso prima del riconoscimento ufficiale, tra cui Mario Martone, Roberta Torre, Gianni Amelio, Stefano Benni e Gad Lerner.
- La sua critica non si è mai limitata alla recensione: ha letto il cinema come specchio della condizione umana e dei cambiamenti sociali.
📝 Editore e animatore culturale
- Fondatore di riviste come Ombre Rosse, Linea d’ombra, Lo Straniero e Gli Asini, ha creato spazi di libertà critica e riflessione politica.
- Nel 2008 ha fondato le Edizioni dell’Asino, per promuovere una cultura popolare e accessibile, ma mai semplificata.
💬 Una voce scomoda, sempre dalla parte degli ultimi
Fofi ha rifiutato l’omologazione culturale, scegliendo di stare ai margini per osservare meglio il centro. La sua scrittura è sempre stata un atto politico, guidata da un’etica profonda e da una tensione verso la giustizia. Tra i suoi ultimi insegnamenti: “Resistere, studiare, fare rete, e rompere i coglioni”.
🏛️ Il cordoglio delle istituzioni
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, lo ha ricordato come “una guida rara, che ci mancherà immensamente”. La senatrice Cecilia D’Elia ha sottolineato la sua indipendenza intellettuale come eredità preziosa per le generazioni future.