Andrea e Giugiù si godevano il tepore del sole, lanciando una palla tra di loro mentre i loro cani, Cometa e la piccola Vivì, correvano felici tra l’erba dorata. La brezza leggera portava il profumo dei fiori e il suono lontano delle cicale.
Tutto sembrava perfetto finché un rumore improvviso spezzò la tranquillità: un brontolio, profondo e vibrante. Cometa si fermò di colpo, le orecchie tese, la coda abbassata. Giugiù guardò Andrea preoccupato.
— Che succede, Cometa? — chiese Andrea, chinandosi accanto a lei.
La pancia del cane borbottava come se un piccolo temporale si stesse formando dentro di lei. Senza aspettare altro, Cometa corse a casa, il pelo che si muoveva nel vento, Vivì dietro di lei con le zampe frenetiche. Andrea e Giugiù si affrettarono a seguirle.
A casa, Cometa si acciambellò sulla sua cuccia, il fianco sollevandosi lentamente. Dopo qualche minuto, il suo respiro tornò tranquillo. Andrea e Giugiù le si avvicinarono, accarezzandole dolcemente la testa.
Fuori, la luna illuminava la notte con il suo bagliore d’argento. Il buio era morbido, avvolgente, e tutto sembrava essersi calmato.
— Forse ha solo mangiato troppo in fretta… — sussurrò Giugiù, sorridendo.
Vivì si accucciò accanto a Cometa, come per vegliare su di lei. Andrea e Giugiù si sedettero accanto ai loro amici a quattro zampe, ascoltando il silenzio della notte, certi che domani ci sarebbero state nuove avventure sotto il sole.