17:00-08/07/25 BOLOGNA – A cinque giorni dalla scomparsa di Andrea Cavallari, il detenuto 26enne condannato per la strage di Corinaldo, le ricerche proseguono senza sosta. Dopo aver ottenuto un permesso per discutere la tesi di laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, Cavallari non ha fatto ritorno al carcere della Dozza, facendo perdere le proprie tracce. La sua fuga ha aperto un doppio fronte investigativo: evasione e favoreggiamento.
A coordinare le indagini è la Procura di Bologna, con il pubblico ministero Andrea De Feis. Il fascicolo per evasione è stato affiancato da un secondo procedimento per favoreggiamento personale, al momento contro ignoti. L’obiettivo è chiarire se Cavallari abbia ricevuto aiuti esterni per pianificare e realizzare la fuga.Le attività investigative sono affidate al Nucleo investigativo regionale della Polizia Penitenziaria per l’Emilia-Romagna e le Marche, in collaborazione con la Polizia di Stato e i Carabinieri. Le ricerche si concentrano nelle province di Bologna, Modena e Ferrara, ma non si esclude che il giovane possa aver già lasciato la regione.
Gli inquirenti stanno analizzando:
Secondo fonti investigative, Cavallari potrebbe aver pianificato la fuga da tempo, sfruttando l’accesso a internet garantito dal percorso universitario per organizzare spostamenti e appoggi.
Uno degli aspetti più oscuri riguarda la fidanzata del detenuto. Cavallari, dopo il pranzo con i familiari, ha detto di volerla incontrare prima di rientrare in carcere. Da quel momento, entrambi risultano introvabili. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire:
Nel frattempo, il Garante nazionale dei detenuti, tramite la componente Irma Conti, ha lanciato un appello pubblico:
“Andrea Cavallari si riconsegni alla giustizia. Dimostri che si è trattato di un gesto di debolezza e non del fallimento del suo percorso trattamentale”.
Conti ha anche ricordato che nel 2024, su oltre 35.000 permessi premio concessi, solo 29 si sono conclusi con un’evasione, sottolineando la rarità statistica di casi simili.
Il caso ha sollevato forti polemiche sulla gestione dei permessi premio:
La fuga di Cavallari è diventata un caso simbolo del delicato equilibrio tra rieducazione e sicurezza pubblica. Da un lato, il diritto al reinserimento e allo studio; dall’altro, la necessità di tutelare la collettività e rispettare la memoria delle sei vittime di Corinaldo.