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19 May
19May

Omicidio Sofia Stefani: nessuna colluttazione, Gualandi freddo dopo il delitto

BOLOGNA – Le indagini sull’omicidio di Sofia Stefani, ex vigilessa bolognese di 33 anni, hanno portato alla luce nuovi dettagli che potrebbero rivelarsi decisivi nel processo contro Giampiero Gualandi, ex comandante della Polizia Locale di Anzola dell’Emilia. Secondo gli esperti della sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri, non ci fu colluttazione tra la vittima e l’imputato prima dello sparo fatale.

La scena del crimine e le analisi balistiche

Il luogotenente Marco Benassi, incaricato dei rilievi scientifici, ha dichiarato in aula che l’ufficio di Gualandi non mostrava segni di lotta: la scrivania era in ordine e la pistola di ordinanza, da cui è partito il colpo mortale, risultava particolarmente sporca, segno che non era stata pulita di recente. Inoltre, il caricatore dell’arma era inserito, dettaglio che contraddice la versione dell’imputato, secondo cui il colpo sarebbe partito accidentalmente mentre puliva la pistola.

Il comportamento di Gualandi dopo il delitto

Un altro elemento che ha colpito gli investigatori è stato l’atteggiamento di Gualandi subito dopo l’omicidio. Durante i rilievi, l’ex comandante ha insistito per essere chiamato “Commissario”, mostrando una freddezza e una mancanza di empatia nei confronti della vittima.

Accusa e difesa a confronto

La Procura di Bologna sostiene la tesi dell’omicidio volontario aggravato, mentre la difesa continua a ribadire la possibilità di un incidente. Tuttavia, le analisi balistiche e le testimonianze degli esperti sembrano indebolire la versione dell’imputato.Il processo proseguirà nei prossimi giorni con nuove testimonianze e ulteriori analisi scientifiche, mentre la famiglia di Sofia Stefani attende giustizia per la giovane vigilessa uccisa il 16 maggio 2024.

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