Secondo l'analisi dell'Ufficio studi della CGIA, nei prossimi dieci anni la popolazione in età lavorativa in Italia diminuirà di quasi 3 milioni di unità (-7,8%), passando da 37,3 milioni nel 2025 a 34,4 milioni nel 2035.Questa contrazione è attribuita al progressivo invecchiamento della popolazione, con un numero sempre più ridotto di giovani e un consistente gruppo di baby boomer prossimo alla pensione. Il fenomeno colpirà tutte le province italiane, con il Mezzogiorno che subirà le perdite più significative.
Il calo demografico, unito a fattori come instabilità geopolitica, transizione energetica e digitale, potrebbe rallentare il PIL nazionale e aumentare la difficoltà nel reperire giovani lavoratori.
Il Mezzogiorno sarà l'area più colpita, con la Sardegna che registrerà la maggiore contrazione (-15,1%), seguita da Basilicata (-14,8%), Puglia (-12,7%), Calabria (-12,1%) e Molise (-11,9%).
Al contrario, le regioni meno interessate saranno Trentino-Alto Adige (-3,1%), Lombardia (-2,9%) ed Emilia-Romagna (-2,8%).Un quadro che evidenzia la necessità di strategie efficaci per affrontare il cambiamento demografico e garantire la sostenibilità economica del Paese.