Una vicenda dai contorni oscuri, tra accuse infondate, documenti riservati e interventi vaticani discussi. Dopo giorni di tensioni, indiscrezioni e silenzi imbarazzati, emergono ora nuovi dettagli sulla controversa gestione del monastero di clausura dei santi Gervasio e Protasio, a Vittorio Veneto. A gettare nuova luce sul commissariamento dell’abbadessa Aline Pereira Ghammachi è Il Messaggero, che riprende una ricostruzione pubblicata dal sito tradizionalista Silere non possum.
Secondo quanto riportato, l’Ordine cistercense avrebbe intrapreso una vera e propria «crociata contro le monache», con l’obiettivo di colpire la giovane guida spirituale della comunità, nonostante le accuse mosse contro di lei si siano rivelate prive di riscontri.
Una versione che trova riscontro anche nelle parole del vaticanista Aldo Maria Valli, sul suo blog conservatore Duc in altum, che definisce la vicenda «quel pasticciaccio brutto delle monache di Vittorio Veneto».
Le accuse
Nella lettera, Aline Pereira era accusata tra l’altro di:
- trattare con le monache questioni spirituali di natura riservata;
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- aver tirato i capelli a una consorella affetta da fragilità psichiche e averla costretta a un allontanamento forzato;
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- limitare l’accesso a padri spirituali e a colloqui con specialisti;
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- riservare una parte del monastero ai suoi familiari;
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- non condividere con la comunità i dati economici;
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- trascurare le suore più anziane.
La relazione che scagiona l’abbadessa
Ma la verifica condotta da madre Ester Stucchi ha dato esiti molto diversi. Il resoconto finale, depositato al Dicastero per la Vita Consacrata, smonta punto per punto le accuse: «Alla mia richiesta di visionare gli estratti conto bancari e la documentazione contabile, la Madre (Aline, ndr.) ha collaborato con totale trasparenza e senza alcuna esitazione. La contabilità risulta gestita con grande ordine e precisione – non solo dalla Madre, ma anche con il supporto di due altre monache, tra cui la Priora (Maria Paola Dal Zotto, ndr.) [...] Il Monastero si trova in una condizione economica solida, e la Madre si adopera costantemente per individuare nuove modalità di sostentamento». Il rapporto evidenzia inoltre che le consorelle erano regolarmente informate sulla situazione finanziaria, con presentazioni dettagliate corredate da grafici e spiegazioni, e che la famiglia Pereira aveva più volte sostenuto la comunità con donazioni significative e servizi gratuiti, dall’acquisto di farmaci all’assistenza medica. Quanto alla monaca «fragile», Silere non possum riporta che non sarebbe stata vittima di abusi, ma piuttosto autrice di comportamenti aggressivi dovuti a una condizione di schizofrenia diagnosticata.