Il 25 novembre 1994, Pietro Gugliotta, agente della centrale operativa della Questura di Bologna, fu arrestato con l'accusa di aver coordinato parte delle operazioni della Banda della Uno Bianca. Il suo ruolo all'interno della banda era quello di fornire supporto logistico e informazioni strategiche, sfruttando la sua posizione all'interno della polizia.
L'arresto di Gugliotta avvenne pochi giorni dopo quello di Roberto e Fabio Savi, già identificati come i principali responsabili della banda. Le indagini avevano rivelato che Gugliotta, pur non partecipando direttamente agli omicidi e alle rapine, aveva un ruolo fondamentale nel coordinamento delle operazioni e nella gestione delle comunicazioni interne.
Gugliotta era considerato un membro associato, non direttamente coinvolto nelle azioni violente, ma comunque parte integrante dell'organizzazione. La sua posizione nella centrale operativa della Questura gli permetteva di monitorare le attività delle forze dell'ordine e di fornire informazioni cruciali ai membri della banda.
Durante il processo, Gugliotta fu condannato a 28 anni di reclusione, poi ridotti a 18 anni. La sua difesa cercò di minimizzare il suo coinvolgimento, sostenendo che non fosse a conoscenza della piena portata delle attività criminali della banda. Tuttavia, le prove raccolte dimostrarono il contrario, portando alla sua condanna definitiva.
L'arresto di Gugliotta contribuì a smantellare definitivamente la banda, ma sollevò interrogativi su possibili complicità interne alle forze dell'ordine. Ancora oggi, il caso della Uno Bianca è oggetto di studi e approfondimenti, con richieste di riapertura delle indagini per chiarire eventuali responsabilità non ancora accertate.