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Morto Mario Bacaj : il calciatore 28enne si è gettato dall'ottavo piano

18:30-18/06/25  Una tragedia ha colpito il mondo del calcio: Mario Bacaj, calciatore albanese di 28 anni cresciuto in Italia, è morto il 15 giugno 2025 precipitando dall’ottavo piano di un edificio nel centro di Adelaide, in Australia.Giocava per l’Adelaide Eagles Soccer Club, squadra che lo attendeva per una partita proprio quel pomeriggio. In mattinata aveva scritto nel gruppo WhatsApp della squadra: “Non sto bene”, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che si trattasse di un messaggio d’addio.Secondo le autorità, non ci sono dubbi: si è trattato di un gesto volontario, non di un incidente. Bacaj si sarebbe recato da solo sul tetto del 2KW Bar & Restaurant, da cui si è lanciato nel vuoto. I soccorsi sono arrivati rapidamente, ma per lui non c’era più nulla da fare.Lascia una moglie e un figlio piccolo. I compagni di squadra, sconvolti, si sono riuniti sul tetto dell’edificio per deporre fiori e messaggi in sua memoria.

Il caso della morte di Mario Bacaj, calciatore 28enne precipitato dall’ottavo piano di un edificio ad Adelaide, merita un approfondimento che vada oltre la cronaca, per esplorare le implicazioni psicologiche, sociali e culturali di un gesto estremo compiuto da un giovane atleta apparentemente integrato e attivo.⚽ Chi era Mario BacajNato in Albania ma cresciuto in Italia, Bacaj aveva trovato una nuova casa sportiva in Australia, militando nell’Adelaide Eagles Soccer Club. Era conosciuto come un ragazzo riservato, determinato e molto legato alla famiglia. Il giorno della tragedia, avrebbe dovuto scendere in campo con la sua squadra, ma ha inviato un messaggio nel gruppo WhatsApp: “Non sto bene”. Nessuno, purtroppo, ha colto la gravità di quel segnale.🧠 Il peso invisibile della salute mentale nello sportIl gesto di Bacaj riporta l’attenzione su un tema spesso sottovalutato: la salute mentale degli atleti. Nonostante l’apparente successo, molti sportivi vivono pressioni enormi legate a:

  • Prestazioni e aspettative (da parte di allenatori, tifosi, sponsor)
  • Isolamento sociale, soprattutto per chi gioca all’estero
  • Infortuni o cali di forma, che possono minare l’autostima
  • Difficoltà economiche o familiari, spesso taciute per non apparire “deboli”

Secondo uno studio pubblicato su The British Journal of Sports Medicine, circa il 35% degli atleti professionisti sperimenta sintomi di ansia o depressione nel corso della carriera.🏙️ Il contesto: Adelaide, solitudine e silenziIl luogo del gesto — il tetto del 2KW Bar & Restaurant, nel cuore di Adelaide — è simbolico. Un punto panoramico, frequentato, ma anche distante. Bacaj era solo. Nessuno ha potuto fermarlo. Nessuno ha potuto ascoltarlo.Il fatto che abbia lasciato un messaggio, seppur vago, indica una richiesta d’aiuto non raccolta. Questo solleva interrogativi sulla capacità delle comunità sportive e sociali di intercettare segnali di disagio.👨‍👩‍👦 

Una famiglia spezzataMario lascia una moglie e un figlio piccolo. La sua morte non è solo una perdita per il mondo dello sport, ma una ferita profonda per chi gli era vicino. I compagni di squadra si sono riuniti sul tetto per lasciare fiori e messaggi, ma il dolore resta.🧭 Cosa possiamo imparare

  • Parlare salva la vita: normalizzare il dialogo sulla salute mentale è fondamentale, soprattutto tra i giovani uomini, spesso educati a “resistere in silenzio”.
  • Formazione per allenatori e dirigenti: riconoscere i segnali di disagio può fare la differenza.
  • Supporto psicologico strutturato: ogni club, anche dilettantistico, dovrebbe avere accesso a figure professionali.
  • Responsabilità collettiva: amici, colleghi, familiari — tutti possiamo essere sentinelle del benessere altrui.
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