di [Sbaruffo]
12:55-29/07/25 Il cielo grigio sopra Manhattan il 28 luglio non era solo meteorologia. Era presagio. Dentro il grattacielo al 345 di Park Avenue, la realtà si è piegata all’assurdo, un uomo armato di fucile d’assalto ha aperto il fuoco, trasformando un edificio simbolo del potere economico in un teatro di morte. Cinque vite spazzate via, tra cui quella di un agente di polizia, e il nome dell’attentatore, Shane Devon Tamura, ora inciso nell’inquietante registro di chi ha lasciato l’orrore come unica eredità. Non è la prima volta, né sarà l’ultima, finché la libertà di possedere un’arma continuerà a pesare più della libertà di vivere senza paura.
Tamura, 27 anni, affetto da disturbi mentali documentati, ha ottenuto un fucile d’assalto AR-15 modificato e lo ha trasportato illegalmente da Las Vegas a New York. Come è possibile che un individuo instabile possa aggirare i meccanismi di controllo e portare l’apocalisse in uno dei centri nevralgici del mondo finanziario?La risposta è scomoda, ma non nuova: l’America è malata di armi. Ogni giorno, lo scontro tra diritto individuale e sicurezza collettiva si fa più acceso — e più tragico.
Il sindaco Eric Adams ha parlato di “atto insensato di violenza”, ma le parole, per quanto sincere, si perdono nel rumore di una politica immobilizzata. Il Congresso balbetta, le lobby delle armi sovrastano le voci del dolore. Intanto, il paese piange. E aspetta la prossima tragedia.
Non bastano leggi più severe. Serve un cambiamento radicale nella percezione pubblica: le armi non sono strumenti di libertà, ma di potenziale distruzione. Tamura non è solo un folle solitario. È il prodotto di un sistema che consente troppo e previene troppo poco.
Da questo lato dell’Atlantico, guardiamo con incredulità. In Italia, in Europa, episodi del genere sono eccezioni, non prassi. Perché qui il diritto a vivere senza il terrore quotidiano è ancora considerato sacro.