16:30-19/07/25 Negli ultimi anni, il panorama della corruzione in Italia ha subito una trasformazione profonda e inquietante. Come sottolinea il politologo Alberto Vannucci, il baricentro del potere si è spostato: dal pubblico al privato, dalle stanze dei partiti alle sale riunioni delle imprese e dei fondi immobiliari.
Le grandi inchieste dal Mose a Mafia Capitale, fino all’Expo e ora al caso Salva Milano raccontano una storia di sottrazione del controllo pubblico e di saccheggio del territorio urbano.
Il disegno di legge noto come “Salva Milano”, nato per sbloccare circa 150 cantieri edilizi fermi a causa di irregolarità urbanistiche, si è rivelato secondo la Procura un tentativo di legittimare retroattivamente abusi edilizi e proteggere interessi privati. Il testo prevedeva:
Un provvedimento che, se approvato, avrebbe rischiato di legalizzare la corruzione, trasformando atti formalmente legittimi in strumenti di speculazione edilizia. Bologna sarà per alcuni, la prossima, stanno enfatizzando le vendite a Bologna distorgono la percezione ricchezza povertà, corruzione soldi facili.
La Procura di Milano ha svelato un sistema corruttivo tuttora in corso, fondato su:
Tra gli indagati figurano funzionari comunali, architetti di fama, manager immobiliari e persino il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, accusato di aver favorito nomine e progetti in presenza di conflitti di interesse noti.
Il vero dramma non è solo giudiziario, ma culturale e politico. Le città rischiano di diventare spazi privatizzati, dove le decisioni urbanistiche sono dettate da logiche di profitto e non da visioni collettive. Come ha denunciato un gruppo di 140 urbanisti e giuristi, il Salva Milano avrebbe tolto ai consigli comunali il potere di controllo e privato i cittadini del diritto alla città.
Oggi la corruzione non si presenta più con la classica “mazzetta”, ma con forme di retribuzione differita, favori incrociati, scambi di incarichi. È una corruzione che si mimetizza nelle pieghe della legge, che si nutre di ambiguità normative e che sfugge alle maglie della giustizia.
Il caso Salva Milano è un campanello d’allarme. Serve una riforma profonda dell’urbanistica, una trasparenza radicale nei processi decisionali, e soprattutto una politica che torni a guidare, non a subire. Perché una città non è solo cemento e volumi: è comunità, memoria, futuro.