18:15-18/06/25 Una tragedia evitabile ha scosso l’Australia: Christina Lackmann, ricercatrice di 32 anni, è morta da sola nel suo appartamento di Melbourne dopo aver atteso invano i soccorsi per oltre sette ore. La causa: un’overdose da caffeina, assunta sotto forma di compresse acquistate online.
🕰️ La cronologia dell’incubo
- Christina ha chiamato il numero d’emergenza australiano (“triple zero”) lamentando capogiri, debolezza e intorpidimento.
- La sua richiesta è stata classificata come “Codice 3”, ovvero non urgente, e rimandata a un triage secondario.
- Nessun operatore sanitario l’ha ricontattata per approfondire i sintomi. Le è stato solo detto di tenere la linea libera.
- Nei successivi tentativi di contatto (14 chiamate e un messaggio), nessuna risposta.
- Solo alle 2:58 del mattino, oltre sette ore dopo la prima chiamata, i paramedici sono riusciti a entrare. Christina era già morta.
⚠️ L’overdose da caffeina
Le analisi tossicologiche hanno rilevato una concentrazione letale di caffeina nel sangue e nello stomaco. Secondo gli esperti, una simile quantità non può essere raggiunta con il solo caffè: si trattava di pillole ad alta concentrazione, ordinate online. Il tossicologo Narendra Gunja ha dichiarato che, se i soccorsi fossero arrivati in tempo, Christina avrebbe avuto alte probabilità di sopravvivere.
🧠 Un monito su più fronti
Il caso ha riacceso il dibattito su:
- La gestione delle emergenze sanitarie e la classificazione delle priorità.
- L’accessibilità incontrollata a integratori potenzialmente pericolosi.
- La solitudine e la vulnerabilità anche tra giovani adulti istruiti e apparentemente in salute.