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Trovato il corpo di Yara Gambirasio in un campo a Chignolo d’Isola, a 10 km da casa

Il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, avvenuto il 26 febbraio 2011, rappresenta uno snodo cruciale dell’intera inchiesta. Ecco un approfondimento, basato sulle fonti investigative e medico-legali.


📍 Il luogo del ritrovamento

  • Località: campo incolto a Chignolo d’Isola, provincia di Bergamo, a circa 9,5 km da Brembate di Sopra.
  • Scoperta: fatta da un uomo di 40 anni, appassionato di aeromodellismo, che si trovava lì per far volare un aeroplanino radiocomandato. L’aereo cadde e, cercandolo, notò il corpo tra l’erba alta.
  • Condizioni ambientali: zona isolata, non visibile dalla strada, con vegetazione spontanea e spine compatibili con quelle trovate sul corpo.

🧬 Condizioni del corpo

  • Abbigliamento: Yara indossava ancora la tuta da ginnastica con cui era uscita di casa.
  • Stato: avanzata decomposizione, ma corpo integro.
  • Dettagli rilevanti:
    • Nella mano destra stringeva fili d’erba, segno che era viva quando fu abbandonata.
    • Sotto le unghie e nel braccialetto di stoffa furono trovate spine e frammenti vegetali compatibili con la flora del campo.

⚰️ Autopsia e cause della morte

  • Medico legale: prof.ssa Cristina Cattaneo, Università degli Studi di Milano.
  • Ferite:
    • Lesioni da arma da taglio affilata (probabilmente un taglierino), al collo e al torace.
    • Contusioni multiple, compatibili con percosse.
  • Cause della morte:
    • Sanguinamento da ferite non mortali.
    • Ipotermia: la ragazza è morta lentamente, in una lunga agonia, nella notte tra il 26 e il 27 novembre.
  • Violenza sessuale: non rilevata in modo evidente, ma non esclusa del tutto.

🧪 Reperti e tracce

  • Sugli slip e leggings fu isolata una traccia mista di DNA: quello di Yara e quello di un uomo sconosciuto, poi identificato come “Ignoto 1”.
  • I reperti furono trasferiti al RIS di Parma per le analisi genetiche.

🕯️ Contesto emotivo e mediatico

  • Il luogo del ritrovamento fu subito circondato da forze dell’ordine, giornalisti e cittadini.
  • La dottoressa Cattaneo ha raccontato che si creò un “cerchio protettivo” attorno alla vittima, in un clima di rispetto e silenzio.


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