La caccia a “Ignoto 1”, tra il 2011 e il 2014, è stata una delle indagini genetiche più complesse e innovative mai condotte in Italia. Ha coinvolto migliaia di persone, tecnologie forensi avanzate e intuizioni investigative che hanno riscritto il modo di fare genetica applicata alla giustizia.
Dopo il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio il 26 febbraio 2011, i RIS di Parma isolano una traccia mista di DNA (profilo 31G20) sugli slip e leggings della vittima. Il DNA maschile, non appartenente a familiari o conoscenti, viene battezzato “Ignoto 1”. È il punto di partenza.
Tra il 2011 e il 2014:
Un primo indizio arriva da Damiano Guerinoni, giovane frequentatore della discoteca “Sabbie Mobili” vicino al campo di Chignolo. Il suo cromosoma Y è compatibile con quello di Ignoto 1, ma ha un alibi di ferro: era in Perù. Tuttavia, il suo DNA suggerisce una parentela in linea paterna con l’assassino.
Gli investigatori risalgono l’albero genealogico dei Guerinoni fino a Giuseppe Guerinoni, autista di pullman morto nel 1999. Si ipotizza che possa essere il padre biologico di Ignoto 1. Ma i figli legittimi non corrispondono.Nel settembre 2012, viene recuperata una cartolina e una vecchia patente appartenute a Guerinoni: entrambi i documenti contengono francobolli leccati. I genetisti dell’Università di Tor Vergata estraggono il DNA: è compatibile al 99,9999977% con quello di Ignoto 1.
Parte una nuova indagine: trovare la madre biologica del figlio illegittimo di Guerinoni. Si analizzano i profili genetici di 33 donne emigrate dalla Val Seriana all’Isola Bergamasca. Un errore iniziale porta a confrontare i profili con il DNA mitocondriale di Yara, non di Ignoto 1. Quando l’errore viene corretto, emerge il nome di Ester Arzuffi, madre di Massimo Bossetti.
Il DNA di Bossetti viene prelevato in modo discreto da un finto controllo stradale. Il risultato è inequivocabile: coincide perfettamente con quello di Ignoto 1. Il 16 giugno 2014, Bossetti viene arrestato con l’accusa di omicidio.