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Ruspa al campo nomadi, il pm: “Condannate Lodi, voleva solo..

Ferrara, 10 maggio 2025 – Una demolizione organizzata “senza coinvolgere i dirigenti del Comune” e “senza procedure di evidenza pubblica”, al solo scopo di “realizzare uno show plateale. Il ‘Ruspa show’ ”.

Al termine di quasi un’ora di requisitoria e un attimo prima di chiedere due condanne, con queste frasi il pubblico ministero Ciro Alberto Savino ha descritto la demolizione delle casette del campo nomadi di via delle Bonifiche, eseguita nell’ottobre 2019 al termine dello sgombero dell’area e che vide l’ex vicesindaco Nicola Lodi salire su un mezzo per dare il via alle operazioni.

Un episodio che è finito al centro di un processo per i reati di usurpazione di funzione pubblica, violazione delle norme di sicurezza sui cantieri e gestione di rifiuti non autorizzata, imputati lo stesso Lodi e l’imprenditore Marco Sortini (difesi dagli avvocati Carlo Bergamasco e Maria Spina).

Conclusa l’istruttoria, ieri è stato il giorno della discussione. La procura ha sviscerato i capi di imputazione, partendo dal tema del “deposito incontrollato di rifiuti” con materiale di vario tipo lasciato “alla rinfusa”, passando poi alla presunta violazione in materia di sicurezza sul lavoro (“Lodi si è autonominato committente e direttore dei lavori”, commissionando peraltro le opere “a voce”).

In ultimo, l’usurpazione. Secondo il pm, al termine dello sgombero del campo eseguito in modo “totalmente lecito” previa ordinanza del sindaco, l’ex numero due della giunta avrebbe organizzato la demolizione “attribuendosi poteri che non aveva”. Da qui le richieste di condanna a dodici mesi di reclusione per l’usurpazione e i rifiuti, mentre per il capo relativo alla sicurezza sul lavoro l’istanza è di proscioglimento per prescrizione. Per Sortini, accusato solo del capo relativo ai rifiuti, Savino ha chiesto cinque mesi di arresto con pena sospesa.

Prima di entrare nel merito delle singole accuse, la difesa di Lodi ha tratteggiato il contesto nel quale si sono verificati i fatti, puntando il dito sugli esposti nati da soggetti che avevano “l’interesse politico di attaccare Lodi”.

Nella vicenda di via delle Bonifiche, così Bergamasco, “c’è molta sostanza e poco ‘cinema’. Si tratta di un’azione che attendeva da vent’anni di essere svolta e ha il solo demerito di non essere stata eseguita da chi attacca il mio assistito”. Secondo il legale, la ruspa è soltanto “la punta di un iceberg” fatto di “un’area fuori controllo, soprattutto sotto il profilo ambientale, e con problematiche di rioccupazione illecita”. Insomma, non si è trattato di “uno show plateale, ma di un’azione di salvaguardia di valori”.

La richiesta, dopo aver cercato di smontare ogni singolo capo, è l’assoluzione. Istanza analoga per la difesa di Sortini, secondo la quale quella eseguita al campo non era in realtà una demolizione, ma un “abbattimento a terra delle casette” nell’ambito del quale l’imprenditore “non aveva alcun obbligo di disfarsi dei rifiuti e non ha commesso alcuna negligenza”. La sentenza è attesa per il 30 maggio.

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